giovedì 14 giugno 2018



 
 
Torrione Normanno
 
 
Rappresenta il nucleo più antico della cittadella fortificata di Milazzo. Eretto durante la dominazione normanna, richiama alla mente per talune analogie un altro monumento della provincia di Messina, l’artistica e coeva chiesa dei SS. Pietro e Paolo d’Agrò. Riedificata a Casalvecchio Siculo nel 1172, come si deduce dall’iscrizione in greco leggibile ancor oggi sull’architrave del portale d’ingresso, questa chiesa presenta i tipici archi intrecciati che richiamano l’architettura del tempo, ma soprattutto la struttura a mattoni con ornati a spina di pesce riscontrabili a Milazzo sulle alture del torrione e nella pavimentazione della rampa attigua, rinvenuta durante i lavori di restauro del 2008-2010.
Arricchiscono la policromia della chiesa l’alternanza di mattoni in cotto e pietra lavica, quest’ultima largamente impiegata nel torrione sia nei cantonali sia nelle arcate, che nei vani interni sfoggiano eleganti geometrie.
Ad irrobustire il torrione o dongione, alto 17 metri, una base a scarpa forse di epoca sveva, nella quale ciascun blocco di pietra lavica disposto lungo i cantonali presenta il marchio del maestro lapicida che lo aveva sbozzato e rifinito, una sorta di firma impiegata per riconoscere e valutare il lavoro delle singole maestranze impegnate nel cantiere della torre.
 
Casalvecchio Siculo, SS. Pietro e Paolo d’Agrò (1172)
 
Il torrione, che negli antichi documenti d’archivio viene indicato come «torre maestra del Castello», è una delle rarissime testimonianze della Milazzo normanna, di cui sopravvivono alcune monete rinvenute proprio all’interno della cittadella fortificata tra il 2003 ed il 2006, alcune delle quali testimoniano la massiccia presenza araba nella Sicilia multietnica di allora. Tra tutte il trifollaro di Ruggero I, coniato dalla zecca di Mileto in Calabria tra il 1072 ed il 1101, e la frazione di follaro con iscrizione araba in caratteri cufici coniata a Messina nel 1138 (anno dell’Egira 533) durante il regno di Ruggero II. Quest’ultima moneta raffigura il busto di Cristo con iscrizione greca abbreviata «IC XC» (ossia Gesù Cristo) e presenta nel retro la seguente iscrizione araba così tradotta: «Per ordine di Re Ruggero il magnifico, forte dell’aiuto di Dio - 533».
 
Il Torrione Normanno. Sullo sfondo, l'Etna
 Torre normanna: decorazione con mattoni a spina di pesce
 
 
 
 
Nelle foto in  basso, Torre normanna:
marchi incisi dai lapicidi sui blocchi di pietra lavica della scarpa





 
 
 

 


 
 
 
 
 
 
 
Torre normanna: pavimentazione della vicina rampa
(foto by Carmelo Fulco):
 







 





In alto: Trifollaro, Mileto mint, struck 1098-1101. Obv: knight on horseback «ROGERIVS COMES». Rev: seated Virgin and child «Maria Mater D[omi]ni

In basso: Follaro, Messina mint, 1138 AD; AH 533. Obv: facing bust of Christ «IC - XC». Rev: «al–malik al–mu'azzam Rujj?r al-mu'tazz bi–ll?h 533» in four lines. Kufische Legende in 4 Zeilen. Rs: Nimbierte Büste Christi von vorn zwischen «IC - XC»





 

 

 

 

Tabula Rogeriana
Ruggero II amava la civiltà e la cultura islamica. Non a caso chiamò a corte uno dei più importanti esponenti del mondo arabo, il geografo e viaggiatore Edrisi o al Idrīsī. Si fa risalire al 1138 il suo primo anno di servizio alla corte del sovrano normanno, che gli finanziò le ricerche destinate a tracciare una nuova mappa del mondo (la celebre Charta o Tabula Rogeriana del 1154), accompagnata da un monumentale compendio di informazioni geografiche (il cosiddetto Libro di Re Ruggero), in cui Edrisi non mancò di descrivere anche Milazzo (Milâs), il suo Castello ed il suo Promontorio, l’abbondante esportazione di lini di ottima qualità e le sue tonnare: «paese dei più belli, dei più eleganti, dei più nobili, dei più eletti e di quelli che più somigliano alle maggiori metropoli per colture, industrie, mercati e diletti».
 
Roger II (1095-1154), king of Sicily.
Mosaic in the Martorana, Palermo
 

Muḥammad ibn Muḥammad al-Šarīf Abū ʿAbd Allâh al Idrīsī (1100?-1165?)

Nuzhat al-muštāq fī iḫtirāq al-āfāq (Bibliothèque nationale de France)

Il sollazzo per chi si diletta di girare il mondo (c.d. Libro di Re Ruggero), 1154